Come vi ho raccontato nel mio ultimo post, l’amore per Cape Cod e gli Stati Uniti e’ nato diversi anni fa quando sono venuta qui a trascorrere la 4 superiore come exchange student ed e’ proprio di questo che vorrei parlarvi. Sempre piu’ ragazzi decidono di vivere questa magnifica esperienza, che sia negli Stati Uniti o in tantissime altre nazioni. Per diversi anni, dopo il mio rientro in Italia, sono anche stata volontaria con Intercultura, l’associazione con cui io sono partita. Un modo stupendo per continuare a vivere la propria esperienza attraverso gli occhi di altri ragazzi e famiglie.
Ma come e’ iniziato tutto?

Sono sempre stata a conoscenza di questa opportunita’ grazie ai racconti di mia zia. Qualche anno prima della mia nascita lei trascorse l’anno in Iowa, sempre con Intercultura, e sia lei che mio papa’ mi hanno sempre spinto per fare questa esperienza. All’inizio pero’, non ne volevo proprio sentire parlare. A 14/15 anni volevo solo stare con i miei amici, la mia risposta era sempre “ma figuratevi se lascio tutti qui per andare da sola in un posto sconosciuto! Chi me lo fa fare?” Per fortuna, pero’, l’estate tra la seconda e la terza superiore devo aver preso una botta in testa e mi sono decisa a chiedere maggiori informazioni! Non e’ stato un percorso semplice. Mia mamma non era d’accordo nel farmi partire, come non lo sono tanti altri genitori. Non avendo figli posso solo immaginare che per un genitore sia difficile lasciar andar via un figlio per un qualsiasi periodo di tempo, senza avere veramente la certezza che si trovera’ bene, che mangera’ abbastanza, che sara’ al sicuro. Senza poter essere al suo fianco dovesse ammalarsi, senza poterlo consolare nei momenti difficili. Immagino il sacrificio enorme. Ma credetemi quando vi dico che non potreste fargli un regalo piu’ bello.
Come funziona?
Partiamo innanzitutto con il dire che ci sono una serie di step da seguire per verificare l’idoneita’ di un ragazzo per poter partecipare al programma. Che sia con Intercultura, EF, WEP, School and Vacation e le tante altre associazioni che offrono questa esperienza, si parte con un colloquio informativo e un test di inglese. Alcune associazioni richiedono anche un vero e proprio test psicoattitudinale. Questo perche’ potrebbero esserci ragazzi che non riuscirebbero ad affrontare l’esperienza e magari nel loro caso sarebbe consigliato un percorso piu’ breve di 3 o 6 mesi!
In base all’associazione con cui si decide di fare queste esperienza gli step successivi variano. Alcune associazioni offrono la possibilita’ di scegliere nel minimo dettaglio il posto in cui andare, pagando una cifra maggiore. Altre invece richiedono la scelta di minimo tre nazioni diverse e una volta ricevute tutte le candidature stilano una classifica a livello nazionale in base al punteggio, posti disponibili e alle diverse fasce di reddito. Credo che per la maggior parte gli Stati Uniti siano la scelta piu’ gettonata dai ragazzi Italiani, ma ho amici che sono stati in Islanda, Costa Rica, Sud Africa, Honduras e Australia e tutte sono state esperienze incredibili.
Il percorso di selezioni avviene generalmente nei mesi invernali della terza superiore. Si inizia tra ottobre e novembre e in base all’associazione che si sceglie ci sono dei tempi limite per iscriversi. Nei mesi seguenti si vive d’attesa. Attesa di sapere se si e’ stati presi e poi l’attesa di sapere in che zona si andra’. Ricordo l’ansia nel controllare la cassetta della posta ogni giorno e se arrivava una busta da Intercultura l’ansia aumentava mentre veniva aperta. Io avevo il terrore di finire in Alaska e ricordo che una volta mia madre mi chiamo’ a scuola tutta seria e mi disse Yle.. ti hanno presa e vai in Alaska. C’ero rimasta di sasso! Alla fine era uno scherzo e in realta’ io non venni a sapere la zona esatta in cui sarei andata fino alla fine di Giugno. A volte puo’ succedere di partire senza saperlo, ma quelle sono eccezioni.
Le famiglie vengono selezionate, in base all’associazione alcune ricevono un compenso mentre altre lo fanno proprio per vivere l’esperienza di ospitare. Ci sara’ un volontario assegnato allo studente che facilitera’ l’inserimento in famiglia e aiutera’ se ci fossero eventuali problemi. Ovviamente ogni esperienza e’ diversa, alcune sono piu’ positive della altre, ma in generale gli studenti non vengono lasciati da soli. C’e’ un sistema di supporto sia a livello locale che a livello nazionale e internazionale.

Per quanto riguarda la scuola anche qui varia parecchio dalla Nazione in cui si sceglie di andare ma anche a livello interno di ogni singolo paese. Io vi parlero’ della mia esperienza diretta in una High School americana, tenete presente che pero’ la mia storia e’ per esempio totalmente diversa da quella dei miei cugini che sono stati anche loro qui negli Stati Uniti.
Io ho frequentato l’ultimo anno (quarto), che qui si chiama Senior year. Appena arrivata incontrai il mio counselor, un signore che aveva il compito di aiutarmi a scegliere le classi che avrei frequentato. La prima cosa che fece era controllare la lista delle vaccinazioni e una volta appurato che ero stata super vaccinata mi ha chiesto quali fossero le mie aspettative. Io ho spiegato che avrei voluto seguire un curriculum simile a quello della mia scuola italiana, infatti scelsi Spagnolo, Francese ed Economia oltre alle materie obbligatorie quali Inglese e Matematica. Avevo scelto anche un corso di economia politica pensando scioccamente che fosse stato simile a quello che studiavo in Italia. Dopo la prima lezione in cui non avevo capito una singola parola di quello che la professoressa diceva sono andata subito a chiedere di cambiarla e al posto di quello mi mise come assistente della professoressa. Fu una bellissima esperienza perche’ aiutavo a correggere esami (ovviamente quelli a crocette) e aiutavo nel preparare le attivita’ per altre classi che lei insegnava. Sempre durante quel primo incontro con il counselor successe una cosa che mi lascio’ devastata per un attimo. Mi disse che non avrei potuto diplomarmi. Ricordo di esserci rimasta davvero male perche’ dopo tutti i film americani che avevo visto gia’ sognavo di indossare la tunica e camminare fiera ricevendo il mio diploma.
Chiesi perche’ e mi rispose che per diplomarsi, in Massachusetts, oltre a superare tutte le classi bisogna sostenere un test chiamato MCAS che si fa generalmente al secondo anno e che non avendolo fatto non avrei potuto prendere il diploma. Chiesi se ci fosse qualcosa che potevo fare perche’ comunque sarebbe stata un’esperienza unica e mi sarebbe dispiaciuto non farla e lui mi disse che c’era la possibilita’ di fare l’esame a Novembre o a Marzo e che se l’avessi passato avrei potuto diplomarmi. Ovviamente non ci pensai due volte e scelsi Novembre, in modo da poter lasciare un’altra occasione nel caso in cui non l’avessi passato. Ero abbastanza terrorizzata perche’ avrei avuto solo due mesi e mezzo per prepararmi per sostenere il test di Inglese e Matematica. In matematica ero sempre stata una frana e Inglese diciamo che me la cavavo (avevo fatto il corso di preparazione e ottenuto la certificazione B2 l’anno prima) ma da li’ a scrivere un tema di getto su un argomento sconosciuto ne passava di acqua sotto ai ponti. Per fortuna non erano cose impossibili e riuscii a passare l’esame al primo tentativo. Il 2 giugno 2007 anche io presi il diploma con i miei compagni! In base alla scuola, pero’, puo’ succedere di essere inseriti come Junior, praticamente in terza, oppure di non diplomarsi veramente ma di partecipare comunque alla cerimonia del diploma ottenendo un attestato di partecipazione. Ogni esperienza e’ davvero diversa e il mio consiglio e’ di non essere timidi e chiedere sempre e a volte anche insistere perche’ non e’ detto che il No non possa diventare Si. Per quanto riguarda le classi da scegliere io onestamente mi sono pentita’ di aver scelto le classi che gia’ facevo in Italia. Se potessi tornare indietro sceglierei qualcosa di nuovo, anche una classe di ceramica per esempio perche’ sono cose che in Italia non avrei mai fatto. Qui offrono davvero di tutto, e’ praticamente come andare ad un ateneo che offre 10 indirizzi diversi e ci si puo’ davvero sbizzarrire con la scelta delle materie opzionali. L’esperienza in una high school americana e’ davvero tutto cio’ che ci puo’ essere di diverso dalla scuola italiana. Non si passano mille ore sui libri a studiare per prepararsi alle interrogazioni ma si lavora su tanti progetti. Ricordo di averne creati alcuni in cui si toccano tematiche importanti come bullismo e relazioni interpersonali. Cose che secondo me in molti casi sono piu’ utili che imparare a memoria i canti della Divina Commedia. C’e’ un bellissimo spirito di condivisione e fratellanza, sopratutto se si frequentano attivita’ extracurricolari che a differenza dell’Italia, dove si deve andare al di fuori della scuola, avvengono tutti i giorni dopo la fine delle lezioni.

Io addirittura avevo creato un club di italiano dove insegnavo la lingua ai miei compagni. Per non parlare dei classici cliche’ quali il prom (il ballo di fine anno), le partite di football, e le cheerleaders. Per me e’ stata davvero un’esperienza indimenticabile e sono felice che i miei figli (quando ne avro’) frequenteranno la scuola qui. Meno cultura generale, e’ vero.. ma quella posso sempre insegnargliela io!
Qualche informazione tecnica.
Il visto. Per studiare qui ovviamente e’ necessario un visto, nello specifico il J1 (cliccate qui per il sito governativo USA). L’associazione che sceglierete vi aiutera’ nell’ottenimento del documento. In generale si tratta di spedire i documenti necessari per fare domanda e un colloquio in ambasciata per prendere le impronte digitali. E’ ovviamente necessario avere un passaporto, che vi consiglio di fare ancora prima di ricevere conferma di essere stati presi. Meglio evitare ritardi.
Il rientro in Italia. Anche qui, ogni esperienza e’ diversa. Partiamo con il dire che l’anno all’estero e’ riconosciuto per legge e che le scuole, molte purtroppo contrarie, posso scoraggiare lo studente dicendo che poi perderebbe l’anno. Non e’ assolutamente cosi’, come dice bianco su nero il Ministero dell’Istruzione. La normativa del MIUR garantisce il riconoscimento dell’anno scolastico all’estero ( o dei periodi più brevi) ma sta alla scuola decidere come comportarsi nello specifico. La maggior parte delle scuole richiede un esame di ingresso alla quinta per recuperare alcune delle materie propedeutiche che non sono state svolte e puo’ assegnare punto di credito per il calcolo del diploma. Nel mio specifico, e ritengo assolutamente che sia la cosa migliore, la scuola non mi fece fare nessun esame bensi’ degli insegnanti organizzarono delle ore extra individuali per insegnarmi basi di matematica, diritto ed economia che mi sarebbe durante l’anno e per l’esame di stato. Inoltre mi diedero’ il punteggio massimo di crediti, riconoscendo la validita’ e l’utilita’ dell’esperienza. Per avere maggiori informazioni sulle regolamentazioni dell’anno di scambio:
- Il Testo Unico della Scuola n°297 del 1994, art. 192
- La Circolare Ministeriale n. 181 del 17 marzo 1997
- La Circolare Ministeriale n. 236 dell’8 ottobre 1999 (sul credito scolastico per l’anno all’estero)
- La Nota Prot. 843 del 10 aprile del 2013 (sulle modalità di reinserimento)
Testimonianza.
Non essendo mamma ho chiesto a mia zia, ex exchange student e madre di 3 ragazzi che hanno partecipato al programma, di lasciare una piccola testimonianza per voi mamme che leggete:
Penso sia un’esperienza che tutti gli studenti delle superiori dovrebbero fare se desiderosi di conoscere altre culture. Posso dire che per i miei 3 figli é stata la carta vincente che ha permesso loro di aprire la mente permettendogli poi di intraprendere l’universitá con maggiore sicurezza.
É un’esperienza unica che si porteranno nel cuore per sempre soprattutto dal punto di vista umano, sono sicura di ciò perché l’ho vissuto in prima persona anch’io a miei tempi come exchange student. Quindi posso affermare come mamma che ne vale proprio la pena, e la nostra ansia per avere i figli lontani viene pienamente ripagata!
-Elena
Quale associazione scegliere?
Vi lascio con l’elenco di tutte le associazioni che conosco che offrono questa opportunita’. Credo che non importi con quale associazione si parta, l’importante e’ vivere questa esperienza perche’, davvero, ti cambia la vita. Questo anno all’estero mi ha resa indipendente, mi ha donato due nuove famiglie con le quali ho mantenuto un legame bellissimo e che sono tornata a visitare spesso, amici sparsi per tutto il mondo e ho letteralmente vissuto una favola che fino a prima vedevo solo nei film. Per non parlare del fatto che mi ha fatto innamorare follemente del luogo che ora posso chiamare CASA.
https://www.schoolandvacation.it/
http://www.rotaryyouthexchange.it/
https://www.sts-education.com/it/high-school/

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