Sono passati due giorni e mezzo da quando la bomba e’ esplosa. E il senso di liberazione e leggerezza sta gia’ svanendo. Onestamente speravo sarebbe durato di piu’.
Mi e’ stato detto che la fine di un matrimonio viene considerata esattamente come un lutto e che e’ normale vivere i 5 stadi del dolore: Negazione, Rabbia, Pattegiamento, Depressione e Accettazione. Pensavo di essere finalmente riuscita ad accettare la situazione, ma questa mattina mi sono svegliata consapevole di essere ben lontana dall’accettazione vera e dall’essere pronta a riprendere completamente la mia vita in mano.
Stadio del Patteggiamento
Nella nostra mente è forte il desiderio di tornare ad una fase di assenza di dolore, per tale motivo si innesca la fase del patteggiamento (o contrattazione). In questa fase iniziano una serie di valutazioni interne, con l’obiettivo di comprendere di quali risorse si disponga e come si possa iniziare a investire emotivamente in qualcos’altro.
Lo scopo è quello di provare a riprendere il controllo della propria vita focalizzandosi su altro, come: nuovi progetti, nuove relazioni e nuovi scopi.
In questo stadio il lutto non è ancora elaborato, pertanto gli alti e bassi emotivi sono ancora presenti e piuttosto intrusivi.
https://www.lucatornatola.it/psicologo/le-fasi-del-lutto-elaborazione/
Eccomi qui. Mi ritrovo esattamente in queste parole. Sto lentamente prendendo consapevolezza che e’ giunta l’ora di rimuovermi da questa situazione, ma sono anni luce lontana dall’aver elaborato questo lutto. Negazione e Rabbia sono ancora in un angolino della mia testa (o probabilmente del mio cuore) e si fanno sentire ogni tanto. Sussurrano parole che mi offuscano la mente. “E’ solo un periodo, poi passa”, “Sei fortunata, dovresti accontentarti e godere di quello che hai”, “Cosa ho fatto di sbagliato per meritarmi questo?”. La rabbia esce insieme alle lacrime quando mi domando perche diavolo siamo arrivati a questo punto, perche’ stiamo buttando via 10 anni di vita insieme. Urlo il mio dolore perche’ spero faccia meno male del silenzio che sta dall’altra parte.
Ho iniziato a fare progetti, a pensare a quali potrebbero essere le mie alternative. Alcune idee mi spaventano, altre mi eccitano, altre ancora mi fanno piangere. Una parte di me continua a sperare in un miracolo, ed e’ questo che mi frega. Perche’ ogni volta questi momenti di speranza vengono seguiti da un pugno allo stomaco che mi butta ancora piu’ giu’. E io sono stanca di piangere e stare male. Voglio essere di nuovo felice, anche se ho paura di perdermi, di fare la scelta sbagliata, di dover ricominciare nuovamente da zero.
Devo ricordarmi tutti i giorni che ci vuole tempo. Che la strada non e’ ancora in discesa. Che non si guarisce in due giorni. E che va bene cosi.
-Y